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Papa Francesco: l'ultimo profeta della solidarietà in un tempo buio

Ospitiamo la riflessione del nostro editorialista nel giorno della scomparsa del Santo Padre



Oggi, 21 aprile 2025, è morto Papa Francesco, all'età di 88 anni. Il dolore nella comunità è grande, perché sembra essersi spenta la luce della speranza, quell'anelito di solidarietà, altruismo e bontà umana allo stato puro, che, in un momento storico particolarmente complesso, ha costituito un barlume di speranza, soprattutto nella prospettiva della cessazione delle ostilità in varie parti del mondo. Il messaggio comunicativo più importante di Papa Francesco è stato infatti probabilmente questo: la chiamata verso noi tutti a farci manifestazione di solidarietà e altruismo nei rapporti umani, l'impegno cristiano da vivere non solo e non tanto sul piano teorico, quanto piuttosto su quello pratico, dimostrandosi cristiani nel concreto.


Papa Francesco è certamente stato un Pontefice dalla grande umanità, che ha più volte riaffermato l'importanza centrale del principio di uguaglianza e il dovere della comunità cristiana di allargarsi verso l'inclusione di nuove persone, di nuove categorie, per allargare spiritualmente e concretamente la visione dell'essere umano singolo e, di conseguenza, all'intera comunione umana e mostrandosi particolarmente, e giustamente, duro sulla piaga della pedofilia. Papa Francesco probabilmente mutua questo suo genuino, sincero e autentico modo d'essere dalle sue origini, nato e cresciuto nelle "favelas" argentine, in condizione di estrema povertà. Di qui la scelta del nome "Francesco", da San Francesco, Santo dalla grande umiltà e umanità, solidale con i poveri, spogliatosi di ogni ricchezza, perché mosso da una mai cedevole fede e chiamata all'aiuto verso il prossimo.


Chi è il "prossimo"? È interessante notare come questa nozione non sia esclusivamente teologica. Essa infatti è anche una nozione giuridica, perché il prossimo, il vicino, nel diritto amministrativo, ha interesse ad impugnare il provvedimento e l'ordinamento gli riconosce dunque una piena tutela giuridica, prossimo è l'amico stretto o il familiare della persona offesa da un reato o da un illecito civile, cui spetta il risarcimento del danno. Prossimi sono però, soprattutto, i consociati dell'unico Stato-comunità, verso cui dobbiamo porre in essere quegli inderogabili doveri di solidarietà umana di cui fa parola l'articolo 2 della Costituzione.


Ecco allora che potenti risuonano le parole del Cristo: "ciò che avrete fatto a uno dei miei fratelli, lo avrete fatto a me". Cristo insisteva inoltre su questo: che non è sufficiente conoscere le leggi, come fanno gli scribi e i farisei, se non si mostra umanità e solidarietà verso i propri fratelli e se quelle leggi non vengono applicate con i medesimi sentimenti. Non è un caso se più volte Papa Francesco, nelle proprie omelie, ha ripreso la parabola degli scribi e dei farisei, puntualizzando che per essere dei buoni fedeli, ma anche dei buoni cittadini, è doveroso in primo luogo dimostrare la cristianità e cioè quell'etica universale di cui tutti siamo chiamati a costituire manifestazione e a darne costante testimonianza.


Papa Francesco si è inoltre sempre mostrato estremamente aperto al dialogo e al confronto con chi è di vedute di vita diverse da quelle cristiane. Il Papa allora considera questo: che talvolta gli atei si dimostrano più cristiani di cristiani che lo sono solo a parole ma non nei fatti, pur andando in Chiesa tutte le domeniche e adoperandosi in opere di bene, talvolta solo apparenti. Il Papa non ha poi mancato di aprire un ampio e durevole dialogo con pensatori atei del recente passato, evidenziando acutamente come in realtà comune è spesso il linguaggio parlato da atei e credenti, più di quanto non si pensi. E infatti, come è stato bene evidenziato da alcuni studiosi di filosofia, il pensiero di Nietzsche, per la propria struttura verticale e per la volontà comunque di trovare una soluzione al "nulla", si presenta come intrinsecamente cristiano. Ecco allora che l'apertura verso chi la pensa diversamente da noi, la solidarietà e l'aiuto verso il prossimo, il grande e universale principio di umanità e la tematica di un'etica universale laica e credente al tempo stesso inferiscono verso il generale messaggio comunicativo di una Pace ed Etica Universali: verso quei messaggi di uguaglianza e solidarietà confluiti nelle più nobili e celebri dichiarazioni universali dei diritti dell'uomo.


Papa Francesco è allora stato soprattutto questo, un "angelo", nel significato greco di "messaggero". Un messaggero di pace e di "concordia omnium". E ora, dopo la sua recente scomparsa, cosa ne sarà dei messaggi comunicativi che Egli ha tramandato al mondo? La risposta sta nella nostra, individuale e comune, coscienza umana e sociale di attuarli. Il Pontefice non ha infatti mancato di rimarcare il ruolo centrale della scelta, siccome sintesi decisionale e attuativa dei postulati della Ragione e della Volontà: e ciò, orientando le condotte umane verso il perseguimento del bene comune, soprattutto per offrire alle nuove generazioni un mondo migliore, non dimentichi dell'amore verso i bambini e gli indifesi. È nostro compito ora dimostrarci degni ascoltatori di quelle omelie che tanto possedevano, come possiedono, di umano, laico solidale.


Gustavo Cioppa

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